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Frana – Quest’anno niente preghiere all’ex Villa Malta. La protesta silenziosa

Per l’anniversario della frana niente commemorazione davanti al vecchio ospedale. E’ la protesta silenziosa e dignitosa del frate e dei residenti. “Doloroso constatare dopo diciannove anni ancora uno stato di totale abbandono. La preghiera nella zona della frana, davanti all’ex Villa Malta, quest’anno non ci sarà per protesta, ma anche per sicurezza data l’instabilità”. Così Padre Maurizio Albano, francescano e cappellano del nosocomio sarnese, legato alla piccola chiesa di San Giuseppe adiacente l’ex nosocomio di via Pedagnali, distrutto dalla frana del 5 maggio 1998, dove trovarono la morte medici, infermieri, dipendenti e i pazienti. Da simbolo della tragedia ad emblema del degrado e dell’incuria. Lo scheletro inagibile e pericolante svetta al centro della zona più colpita dalle colate rapide di fango che lasciarono dietro 137 morti. Tenuto in piedi da piloni in ferro sistemati alla meno peggio, malfermo ed insicuro con continui crolli e cedimenti anche sulla strada, il vecchio ospedale rappresenta lo stallo dei lavori, l’incoerenza degli interventi. Al centro dei comparti abitativi ricostruiti, incombe sulle case. A 19 anni dalla tragedia che segnò la comunità, quest’anno la commemorazione delle vittime non si terrà nell’atrio dell’ex Villa Malta per volere di padre Maurizio, dei residenti, dei sopravvissuti, dei familiari delle vittime. “La celebrazione – spiega il frate – si terrà nella cappella del nuovo ospedale e non accanto all’ex Villa Malta a causa del totale stato di abbandono e della conseguente inagibilità”. Tanti i progetti di recupero e di riutilizzo passati in rassegna negli anni, ma sempre rimasti su carta. L’ultimo parte da un protocollo di intesa tra Comune ed Asl Sa1 e quest’ultima, in quanto proprietaria della struttura, si è resa disponibile a cederla in comodato d’uso novantennale purchè le spese siano a carico dell’ente comunale. Il problema restano i fondi. “Perché l’ospedale non è mai stato ricostruito né tantomento oggetto di interventi? – dice Padre Maurizio – Paradossalmente nemmeno rientra nelle opere di ricostruzione. Abbiamo chiesto risposte ai responsabili della comunità civile, amministrativa ed ai vertici dell’Asl, senza mai ricevere attenzione. Per anni si è preferito pagare milioni di euro per fittare strutture private dove sistemare i reparti. Con le somme utilizzate si sarebbe potuto accendere un mutuo, ricostruire l’ospedale e ridarlo alla comunità. Le mancate risposte a distanza di diciannove anni fanno sorgere tanti dubbi. Di chi è la responsabilità di certe scelte?”

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