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Teatro a Sarno, si alza il sipario. Dopo 30 anni: doveva costare 1 miliardo, ma…

Si accendono i riflettori e si alza il sipario sul teatro De Lise: il palcoscenico è pronto ad ospitare la sua prima rassegna. Il taglio del nastro il prossimo 28 dicembre, in piazza “Cinque Maggio”, alle ore 18. È L’opera pubblica più attesa in assoluto, una storia lunga 30 anni fatta di bandi, gare, ricorsi, contenziosi e continui stop ai lavori. Non da ultimo, i continui atti vandalici che hanno sfregiato l’edificio sia all’interno che all’esterno. Danni continui per centinaia di migliaia di euro, esborsi che sono lesati non poco sull’ente. Riparare e completare è stato il triste binomio degli ultimi anni. Una ultimazione che si è legata indissolubilmente alla conta dei danni ed alla sistemazione. Tre decenni, dallo scavo per la piazza e l’idea della realizzazione del teatro del 1987, un tempo che si fa fatica a considerare se si pensa ai grandi cambiamenti avvenuti in città, anche sulla agorà dove svetta il teatro. Così un importante mutamento dell’impegno di spesa. A quanto pare l’opera, che sarebbe dovuta costare 1 miliardo delle vecchie lire, è arrivata tra opere ex novo, danni dati dal tempo, da fenomeni atmosferici e raid vandalici (l’ultimo con la distruzione delle poltrone, dei proiettori e dei riflettori), a circa 10 miliardi di lire. Una superficie di oltre 5mila metri quadrati pavimentata in legno di noce africana, rivestimenti in pietra di Ostuni, una platea con 430 poltrone Frau ciascuna con un sistema indipendente di climatizzazione. Emozionato il sindaco Giuseppe Canfora che parla del taglio del nastro come “un lavoro fatto di costanza e determinazione per dare alla comunità un luogo di cultura, di identità. Un teatro atteso da sempre, fulcro anche di continue criticità”. “Sono felice perché l’impegno è stato tanto ed il risultato ci rende particolarmente orgogliosi”.

EMILIA ESPOSITO, assessore

“Il teatro di Sarno é finalmente una realtà. Era il 1997 quando vinsi il concorso nazionale bandito da Comune di Sarno. Ho lavorato a questa opera ininterrottamente con impegno e passione fino al 2014 come progettista e direttore dei lavori insieme all’architetto Emilio Maiorino ed agli ingegneri Giandomenico Cocco e Armando Ferraioli. Dopo il mio impegno è continuato come assessore affinché questa opera potesse essere restituita alla città. Con grandissima soddisfazione oggi il progetto trova il suo completamento: il teatro in piazza e la piazza nel teatro. Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione di tutti e di tutta l’amministrazione Canfora”

GAETANO FERRENTINO, assessore e vicesindaco

“Il 28 dicembre si apre il teatro. Percorso finito. Comincio’ tutto, credo, nel 1987. Andavo al Ginnasio e da su (all’epoca era sulla De Amicis), si vedeva lo scavo. Figlio di un’altra epoca, ce lo ritroviamo come una eredità che non si può discutere. Una scelta architettonica stonata, ma va bene. L’eredità si accetta così come è. Anni di lamiere. Chi non le ricorda. Poi, la fine del primo stralcio funzionale. Fu voluto dalla prima amministrazione Canfora, con assessore ai Lavori Pubblici l’avvocato Antonio Vecchione. Era la piazza. Varianti varie, anche con Basile. Calcoli per arginare la falda esuberante. Fu fatta una fontana. Poi, distrutta. Altro azzardo architettonico che si poteva evitare. La piazza fu inaugurata nel 2009, prima amministrazione Mancusi. Via quelle terribili lamiere. Restava quella specie di scatolone. Problemi su problemi con la ditta fallimentare. Tutto alle spalle. Alla fine, quest’opera, figlia di altri tempi, ultima eredità degli anni ottanta che, con scelte opinabili, hanno devastato la nostra città, è costata alla comunità circa dieci miliardi di vecchie lire. La previsione iniziale era di un miliardo e mezzo. Ora apre. Dopo trent’anni. Tempi scandalosi per un’opera pubblica. Caso nazionale. L’estetica resta opinabile. Ricordate Sgarbi? All’inizio volevano solo riqualificare la vecchia piazza ex campo sportivo. Poi, l’appetito venne mangiando. Quest’opera è cresciuta con me. Con noi. Ora, nonostante l’opinabile scelta architettonica, abbiamo il dovere di farla funzionare. Comunque sia, il 28 dicembre sarà scritta una pagina di storia locale. Si riconsegna uno spazio alla città. Sperando in gestioni illuminate”.

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