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Sarnese, il 2017 visto dal presidente Francesco Origo “Andiamo avanti nell’indifferenza della città. Ma non ci spaventa”

Un anno al chiaro scuro per la Sarnese. Acciuffata la salvezza all’ultima giornata, nello scorso campionato, la nuova stagione era partita alla grande per arenarsi in alcuni risultati da dimenticare. Nuovo cambio di equilibri e, ora, sul piano tecnico, la tranquillità sembra essere tornata insieme ai punti in classifica. L’obiettivo stagionale della Sarnese resta sempre e comunque la salvezza. Il problema è come arrivarci: se all’ultimo minuto o senza l’ansia. Fin qui, nonostante tutto, la seconda via sembra essere predominante e, con un po’ di determinazione in più, senza aver lasciato per strada alcuni punti casalinghi, la classifica poteva arridere maggiormente. Tre tecnici si sono alternati: Esposito, Gazzaneo e Condemi. Tre visioni diverse. Esposito un pezzo di storia, Gazzaneo una scommessa e Condemi una nuova fase, “non casalinga”. Gianluca Esposito ha esordito sulla panchina della Sarnese, dopo averne indossato la maglia e rappresentava la continuità del progetto inziale. Valerio Gazzaneo, con il quale è finita a torte in faccia, anch’egli alla prima panchina, doveva rilanciare i giovani. Condemi, invece, ha il ruolo del grande stabilizzatore e di una società che comincia a guardare fuori l’uscio di casa. Così, la Sarnese, è stata ricostruita come Napoleone: tre volte nella polvere e tre volte sugli altari. Calciatori che vanno e che vengono come negli alberghi. La meteora Favetta e un nucleo consolidato intorno al quale girano gli altri. L’under in porta, dopo l’addio di Sorrentino, colonna e capitano. Insomma, tanti spunti e il presidente Francesco Origo non si tira indietro rispetto alle analisi.

D: Presidente, tracciamo un bilancio del 2017 granata. Se dovesse riassumere tutto con un aggettivo, quale userebbe?

R.: Se mi è consentito, ne utilizzo tre e non uno perché sono tutti pesanti e intimamente connessi: consapevolezza, onestà e professionalità. Sono tre qualità che ci hanno aiutato fin dall’inizio ad andare avanti, a vincere, a superare i momenti bruschi.

D: Vittoria a Taranto, salvezza al fotofinish. Qual è stato il momento più coinvolgente dell’anno e quello più deludente?

R.: Il momento più importante è stato sicuramente quello della vittoria di Roccella allo spareggio. Lì ho capito la forza del gruppo. Anzi, ne ho avuto la conferma. Poi, c’è stata la conquista del campionato regionale da parte dell’under 17, con la vittoria sulla Frattese. Non ci dimentichiamo del settore giovanile, che da tante soddisfazioni. Le delusioni, poi, le dimentico così in fretta da non ricordarne nessuna.

D.: A chi darebbe la palma del simbolo granata per il 2017?

R.: Credo fermamente che sia stato Luigi Calemme. Ha sposto il nostro progetto da subito. Mi piace il suo temperamento da guerriero. E’ un ragazzo che non si arrende mai. Ha avuto anche proposte economiche più vantaggiose, ma ha deciso di restare con noi.

D.: Due divorzi da tecnici: Esposito e Gazzaneo. Qual è stato più doloroso?

R.: Sicuramente, quello con Gianluca, ma è stato un divorzio consensuale, giustificato da un’offerta economica importante. Siamo rimasti in ottimi rapporti.

D.: Perché Ottobre ha lasciato la Sarnese?

R.: Pasquale ha pagato la situazione di Gazzaneo. Una scommessa per tutti, ma non voglio parlarne.

D.: Come siete arrivati alla scelta di Carmelo Condemi?

R.: Condemi mi è stato segnalato da un caro amico, esperto di calcio.

D.: La Sarnese investe sul vivaio. Da quale dei calciatori del vivaio si aspetta grandi cose?

R.: In generale, le aspettative sono per tutti. La società e i tecnici lavorano per avere soddisfazioni. Non mi va di evidenziare nomi. Ci sono, però, tre classe ’99 che potrebbero fare molto bene in questa seconda fase del campionato.

D.: Cosa si aspetta per il 2018?

R.: Mi aspetto di raccogliere i frutti del lavoro fatto. Prima di tutto quanto la salvezza e, poi, la vittoria di campionato di due squadre del settore giovanile.

D.: Note dolenti?

R.: Purtroppo, le solite. Tutto è stato fatto nella totale indifferenza della città e, soprattutto, delle imprese cittadine che non hanno investito un euro nel nostro progetto.

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