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Azienda scarica nel fiume, scatta il sequestro a Sarno

Blitz dei carabinieri del Noe nell’area Pip, sequestrata azienda conserviera.

Da quanto comunicato dai militari, sarebbero stati rilevati scarichi inquinanti nel fiume Sarno ed è così che sono scattati nel cuore dell’area industriale di via Ingegno.

Indagati anche i vertici della società, un 74enne, di Sarno, ed un  33enne, di Nocera Inferiore.

 

I due dovranno rispondere del reato di inquinamento ambientale per aver determinato la contaminazione del Rio Foce attraverso plurime immissioni di reflui provenienti dall’industria conserviera risultati non conformi e tali da determinare un deterioramento significativo del corso d’acqua.

Il Gip presso il Tribunale di Nocera Inferiore ha disposto anche il sequestro preventivo dell’impianto di depurazione industriale al fine bloccare gli scarichi illeciti salvaguardare la salute dei cittadini e la salubrità ambientale.

Una operazione importante perché per la prima volta viene contestato a degli imprenditori il reato ambientale.

Gli illeciti sono stati verificati a conclusione di accertamenti ed una indagine serrata disposta dal Sostituto Procuratore, Roberto Lenza e coordinate dal Procuratore della Repubblica, Antonio Centore.

Azioni di verifiche e controlli dei depuratori, degli scarichi e degli atti, avviate già la scorsa estate. I militari del Noe, congiuntamente al personale tecnico dell’Arpa di Salerno, hanno eseguito campionamenti dei reflui provenienti dalla lavorazione industriale accanto allo sbocco dell’impianto di depurazione dello stabilimento, nonché lungo il canale ed infine presso lo scarico di Rio Foce dove confluiscono i reflui.

E’ accanto alla sorgente del fiume Sarno che “i reflui di colore torbido e schiumoso.  – si legge nella nota  – Eseguite anche verifiche amministrative presso il Comune di Sarno, l’Ente Idrico Campano ed il Consorzio di Bonifica Integrale del Comprensorio Sarno. Le operazioni di prelievo intraprese nel settembre 2019 e ripetute lo scorso mese di agosto, in piena fase di lavorazione, avrebbero fatto rilevare significativi superamenti dei parametri riferiti ai valori di escherichia coli, laddove su un valore di riferimento pari 5mila è stato rilevato un valore pari a 100mila, nonché cod e bod5, che consistono nella domanda chimica e biologica di ossigeno e sono valori significativi del contenuto degli scarichi e del potenziale livello di inquinamento del corpo idrico recettore”. 

I militari hanno inoltre esaminato a ritroso anche gli esiti dei campionamenti eseguiti da personale Arpa fino all’anno 2016, rilevando, stando agli accertamenti resi noti,  anche in tal caso un superamento pressoché costante dei valori di bod5 ed escherichia coli.

Gli accertamenti condotti hanno consentito quindi di comprovare la “violazione delle prescrizioni imposte nel titolo autorizzativo” (sanzionata dal Testo Unico Ambientale), ma soprattutto di documentare la più grave ipotesi delittuosa di “inquinamento ambientale”.

 

Foto di repertorio 

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