Avrebbe compiuto 54 anni, ieri. Il suo cuore ha smesso di battere nel giorno del suo compleanno. E’ così che il destino ha giocato la sua ultima carta con la famiglia Farina. Una beffa che rende tutto più atroce. Una coincidenza che mette insieme la data di nascita con quella della morte. Dopo 15 giorni sembrava che il decorso della malattia si fosse bloccato e che quindi potesse lasciare scampo. Il virus dell’influenza A, sottotipo H1N1, in genere, corre veloce, molto più veloce della diagnosi, delle cure, degli interventi. Riesce a dare non più di 5 giorni di tempo. I decessi sono rapidi, le morti si susseguono dopo non più di una settimana dai primi sintomi. Spesso la diagnosi arriva dopo, ed arriva sul tavolo freddo del medico legale. Con l’esame autoptico. Emilio aveva fatto il vaccino. C’era già stato un caso in famiglia qualche anno fa. Con i gravi problemi respiratori resisteva, intubato, da oltre due settimane, e questo aveva fatto ben sperare. Prima i medici e poi i familiari. Sempre tenuto in coma farmacologico nell’unità di rianimazione del “Martiri del Villa Malta” di Sarno. I camici bianchi avevano rassicurato i familiari perché le condizioni ormai da giorni erano stabili. “Ci hanno dato una speranza, sarebbe stato meglio dire la verità. Siamo sconvolti”. A parlare sono i parenti che nel loro dolore cercano uno sfogo e lo trovano in quella speranza aperta dagli ospedalieri del nosocomio di via Sarno Striano. “Il prossimo anno il compleanno lo festeggiate a casa con papà, state tranquilli”. Pare che così abbiano detto i medici ieri mattina al figlio di Emilio. Parole che avevano subito squarciato l’ansia, l’angoscia su quella diagnosi che terrorizza. Parole che oggi si rincorrono nella mente, davanti al tavolo in obitorio, con una piccola luce su una parete ed un grande crocifisso su un’altra. C’è il fratello, il cugino. Sistemano la salma. Un rito di dolore misto ad incredulità. Il fratello, Andrea, che lavora al mercato ortofrutticolo di Pagani parla a singhiozzo. “Aveva la polmonite, problemi respiratori da almeno 15 giorni. Lo abbiamo portato in ospedale e qui abbiamo avuto la diagnosi fin da subito. Ci sono casi in cui sopraggiunge il decesso dopo pochi giorni perché la fase critica sono i primi giorni poi si passa in quella di guarigione. Era stabile, pensavamo fosse superato il momento più rischioso. Mio fratello era un gran lavoratore, legato alla famiglia, ai figli cui non ha fatto mai mancare nulla”. Emilio lavorava per una ditta di spedizioni ad Avellino. In obitorio anche il cugino, arrivato da Pisa, che ha parlato di una strana puntura di zecca quattro mesi fa. “Gli piaceva andare a caccia ogni tanto. Ad ottobre era stato punto su un braccio dove aveva fatto il vaccino. Da quel momento non è stato più bene, ha iniziato con febbre e problemi respiratori. Fino alla morte”. All’ospedale arriva la moglie, sono le 16 circa. E’ sorretta da due uomini, dai figli. E’ un corteo che dal corridoio arriva alla camera ardente dove esplode in urla e pianti. Il giorno del compleanno. Quello dei festeggiamenti, delle candeline. Quello da passare con gli affetti, i più cari.
Rossella Liguori