Tradito dai suoi familiari che avrebbero indicato ai carabinieri la presenza di un fucile attribuendogliene poi anche la proprietà. È queato il retroscena dell’arresto di Larbi Dernati, il 30enne marocchino “imam anti Isis”, ora ristretto nel carcere di Fuorni dopo il giudizio per direttissima davanti al collegio del tribunale di Nocera Inferiore. E’ accusato di detenzione illegale di arma clandestina e ricettazione, in virtù di un fucile calibro 12 trovato da carabinieri e polizia sotto il letto della sua abitazione. Sono le prime ore serali di giovedì, quando una segnalazione telefonica allerta i carabinieri su urla e rumori che provengono da un’abitazione vicina. I militari giungono in via Milone, nella frazione di Episcopio, dove il 30enne vive insieme ad altre 13 persone, tra moglie, figli e alcuni fratelli. Poco prima del loro arrivo, in quella casa si era consumata una furisa lite familiare, con il giovane Larbi che avrebbe aggredito alcuni dei suoi parenti, per poi spaccare parte del mobilio in preda alla rabbia. La discussione era legata ad alcuni soldi che il giovane avrebbe chiesto per il pagamento del fitto dell’appartamento, che secondo il suo legale Vincenzo Sirica, provvederebbe a saldare da solo. Quando i carabinieri sono giunti al domicilio, il giovane era all’esterno, visibilmente scosso. Una rapida perquisizione domiciliare ha portato alla scoperta dell’arma, un fucile calibro 12, sul cui ritrovamento alcuni familiari avrebbero fornito un importante contributo suggerendo ai militari l’ubicazione in una camera. La circostanza è emersa in aula, davanti ai giudici del collegio, e sulla stessa l’avvocato Sirica ha sottolineato più di un dubbio. La tensione tra il giovane e la sua famiglia non sarebbe una novità, vecchie ruggini che porterebbero non solo a dubitare della proprietà e provenienza dell’arma, ma anche delle dichiarazioni dei parenti «da prendere con le pinze». Su quel fucile l’uomo ha preferito non rilasciare dichiarazioni. I giudici hanno deciso per la misura in carcere in quanto la provenienza dell’arma resta ancora sconosciuta e, inoltre, anche per la possibile reiterazione del reato che Larbi Dernati potrebbe commettere. Il tribunale, infatti, ravvisando l’assenza di una residenza distante dalla casa nella quale vivono i familiari, ha deciso per la misura cautelare in carcere.
Il 30enne vive in una casa a Foce, che sta ristrutturando, ma ha il domicilio ad Episcopio. Disoccupato, svolge lavori saltuari tra i quali l’artigiano. Un pacifista convinto, predicatore e divulgatore di messaggi di fratellanza, promotore di iniziative contro il terrorismo e contro la violenza. La veste a sfiorare le caviglie, il viso giovane, l’imam marocchino è anche il punto di riferimento per tanti stranieri in città. Larbi lo conoscono tutti e ieri, quando si è diffusa la notizia dell’arresto, sono tornate alla mente le immagini della manifestazione contro l’Isis, con lui in prima fila. Sua fu l’idea di scendere in piazza dopo gli attentati di Parigi riunendo la comunità islamica. “L’Islam è pace, non esiste violenza. I terroristi non sono musulmani, ma assassini. Noi siamo tutti fratelli, i miei figli sono nati in Italia”. Diceva con voce ferma insieme a poco più di 60 musulmani. Un evento per prendere le distanze del terrore seminato dai kamikaze. Presentata come tra le più grandi manifestazioni della comunità islamica, si rivelò però un mezzo flop. A Sarno erano attese migliaia di persone, come chi affolla le 42 moschee della Campania. In realtà in piazza, con un enorme dispiegamento di forze dell’ordine, si contarono più curiosi che manifestanti. Solo una donna. E nessuno rispose alle domande sulla evidente assenza femminile. Dernati ha sempre preso le distanze anche dagli strani episodi che hanno visto comparire più di una volta, davanti alla sede del Giudice di Pace, una riproduzione della bandiera dello Stato Islamico. “Sono sciocchezze solo per diffondere paura”.