Gli espropri per le opere di messa in sicurezza sono ancora da liquidare definitivamente. Centinaia di cittadini attendono da anni e l’iter e rallentato, fino a bloccarsi in alcuni casi, dopo la chiusura dell’Arcadis, l’Agenzia Regionale della Difesa del Suolo. Una vicenda già piuttosto aggrovigliata, quella che interessa i proprietari di terreni adiacenti alle aree di messa in sicurezza fatta di lungaggini burocratiche e di atti in continuo mutamento per opere che interessano la città da quasi 20 anni. Le porzioni espropriate sono in zone in cui insistono le briglie di canalizzazione, i canali di deflusso delle acque reflue, le vasche di contenimento. Dalla frazione di Episcopio a quella di Lavorate, canali preesistenti, i famosi Regi Lagni di età borbonica, ma che nel post frana del 5 maggio 1998 sono stati migliorati e, soprattutto ampliati per consentire una maggiore portata di fango e detriti in caso di emergenza e di smottamenti. L’operazione di realizzazione delle opere di messa in sicurezza ha avuto in precedenza la fase di esproprio di centinaia di aree private, per emergenza e sicurezza di protezione civile in aree ad alto rischio idrogeologico. Sulla vicenda si è espresso il consigliere Giovanni Montoro che ha chiesto risposte sui tempi additando la soppressione dell’Arcadis come ulteriore dato negativo. “Centinaia di persone aspettano ancora di essere liquidate le somme degli espropri dei terreni sui quali la Regione ha costruito le opere per la messa in sicurezza dei versanti dopo la frana del maggio 1998. La soppressione dell’Arcadis è stato un grande errore di De Luca e del governo regionale. Dalla messa in liquidazione dell’Arcadis, tutti i procedimenti si sono rallentati notevolmente. Le ottime risorse umane presenti in Agenzia e l’esperienza dei presidi territoriali hanno subito un vero e proprio smantellamento. La gente continua ad attendere e lo Stato continua a lavarsi le mani dalle proprie responsabilità”.