Quando ha deciso di fare un blitz all’Arcadis, l’Agenzia regionale per la difesa del suolo, il governatore De Luca non immaginava certo che trovarne la sede si sarebbe rivelata un’impresa. Ma quando, dopo aver girato e rigirato ed essere riuscito finalmente a individuare la porta giusta, si è trovato di fronte comunicati sindacali e proteste contro la Regione, è andato decisamente su tutte le furie ed è partito all’attacco con il grido di guerra: «Lavoratori sì, parassiti no».
Non ci ha pensato un momento e ha deciso di rendere pubblica la sua avventura, raccontando per filo e per segno quello che ha visto e sentito. «Le visite del Presidente Vincenzo De Luca nelle Società Partecipate e nelle Agenzie della Regione Campania con l’obiettivo di illustrare la linea di tutela delle professionalità esistenti e di verificare aree di criticità e parassitismo – è scritto nel comunicato stampa – sono partite dall’Arcadis, per la quale è stato addirittura complicato raggiungere la sede (a Sarno) essendo priva di segnaletica. Unica indicazione sulla porta d’ingresso, cartelli e volantini diffamatori che campeggiavano nell’indifferenza generale mentre all’interno si riscontrava un clima di totale rilassatezza».
Poi il governatore ha fatto scattare un’immediata indagine interna. E ha tuonato: «Stiamo verificando tutte le posizioni retributive dei dipendenti di Arcadis. Stiamo accertando l’entità delle indennità aggiuntive, che in alcuni casi sarebbero pari a un intero stipendio che si aggiunge a quello già percepito. Renderemo pubbliche tutte le posizioni retributive perché ognuno possa esercitare un controllo democratico. Lavoratori sì, parassiti no».
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Una zona dove campeggia ancora un grosso cartello che vieta l’ingresso ai non addetti. Si staglia sul cancello giallo, sempre aperto, verso il lungo viale che porta all’entrata dell’enorme struttura azzurra realizzata su due piani. Nessuna sorveglianza, nessun controllo. Chiunque può addentrarsi senza essere neppure notato.
È la sede dell’Arcadis, l’Agenzia Regionale per la difesa del Suolo, aperta ufficialmente il 4 ottobre 2012, realizzata dalla stessa agenzia su un terreno confiscato alla camorra, sottratto al clan Galasso. Un’area che è stata possibile utilizzare a fini istituzionali a seguito dell’accordo siglato dall’allora assessore alla protezione civile e difesa del suolo, Edoardo Cosenza, alla fine di giugno 2012 presso la Prefettura di Salerno. A Sarno, non caso. Una sede fortemente voluta sul territorio dei Sarrasti, dopo i tragici fatti del 5 maggio 1998. Una collocazione strategica per velocizzare il completamento degli interventi post alluvione, per mettere insieme le opere legate all’emergenza Fiume Sarno, ed ancora per avviare l’attuazione del Grande Progetto Fiume Sarno.
Gli uffici sorgono in via Ingegno accanto ad altre palazzine che compongono il centro polifunzionale di protezione civile, con unità cinofile dei carabinieri, corpo forestale, vigili del fuoco. Un centro polivalente laddove il rischio idrogeologico ha fatto vittime, dove l’alluvione di 17 anni fa ha ancora strascichi legati a fondi bloccati a volte proprio lì, all’Arcadis. Addirittura solo lo scorso settembre è stato sbloccato un finanziamento di oltre 500 mila euro fermo da ben 11 anni per la riqualificazione urbana di strade distrutte dalla frana. Lungaggini e lentezze legate ad un rimpallo continuo di competenze, di responsabilità. Nella confusione di ruoli, di enti. Di problemi lasciati in eredità. IL Mattino