Per il dissesto idrogeologico il Pd si fa affiancare dai big dei democratici. C’erano proprio tutti all’iniziativa con al centro del dibattito il territorio e la salvaguardia di una terra fragile esposta a frane ed alluvioni. In prima fila Nicola Landolfi, segretario provinciale, il consigliere regionale Donato Pica, il presidente VIII Commissione Ambiente Camera dei Deputati, Ermete Realacci ed il suo vice Tino Iannuzzi. Così il Pd fa quadrato intorno al candidato sindaco della coalizione di centrosinistra Giuseppe Canfora e corre verso il voto di maggio contando sugli appoggi provinciali e regionali. Nel corso dell’incontro si è fatto il punto della situazione a 15 anni dalla frana del 5 maggio 1998 che distrusse interi quartieri dalla frazione di Episcopio fino ad arrivare alla parte opposta della città, località San Vito, Quattrofuni, Sant’Eramo.
Opere di messa in sicurezza, ultimazione e manutenzione delle stesse, il ruolo dell’Arcadis, urgenze ed emergenze. Fu proprio Canfora, sindaco dal 2001 al 2003, ad affrontare le prime battute della ricostruzione e messa in sicurezza. L’allora primo cittadino fece i conti con un territorio martoriato ed esposto a pericoli derivanti dal grave dissesto idrogeologico, fondi per gli interventi sui comparti abitativi di ristrutturazione e ricostruzione, delocalizzazione dalle aree rosse quindi ad alto rischio, lungaggini burocratiche e ritardi.
Lasciò nell’ottobre del 2003 rimettendo nelle mani dell’allora Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, il suo mandato. Poche righe in cui spiegava che la decisione era scaturita da “problemi legati allo stato attuale dei lavori della ricostruzione, dai ritardi nell’attuazione delle opere di messa in sicurezza, dalla scarsa attenzione riservata a tutta la problematica”. Si era alla seconda fase delle opere, e la sua maggioranza di centrosinistra formata da Ulivo, Rifondazione Comunista, Udeur e la civica Città Nuova, gli fece mandare i numeri sul voto al bilancio. Canfora accusò i suoi in quella che era sicuramente una fase delicata e complicata per la città ridotta a brandelli da uno scompenso territoriale senza precedenti, ed andò via. Oggi il grande quadro di ricostruzione e messa in sicurezza è arrivato alla quinta fase, in 15 anni non lo si è portato a termine ed il candidato sindaco del centrosinistra deve rifarci i conti. E’ duro quando parla del lavoro del governo di centrodestra che ha visto leader Amilcare Mancusi. “Questa è la vergogna più grande che Sarno non merita. – ha sottolineato Canfora – Un paese che ha pagato un alto tributo di vite umane a distanza di 15 anni deve ancora parlare del come affrontare il dissesto idrogeologico. L’Arcadis è depositaria di circa 150 milioni di euro e deve chiarirne la destinazione. La quinta fase della messa in sicurezza non è mai partita, ed in più ci sono opere idrauliche che necessitano di manutenzione. Io ho affrontato il problema ricostruzione e messa in sicurezza nel 2001, quando ricoprivo la carica di sindaco, oggi, a distanza di oltre 10 anni poco o nulla è stato fatto. Dove è stata questa amministrazione? Una delle maggiori emergenze del territorio è stata completamente dimenticata”.