Annamaria Ascolese muore dopo 5 giorni di agonia il compagno carabiniere le aveva sparato al torace
Un’agonia lunga 5 giorni, la forza di Annamaria di lottare fino all’ultimo tra le lenzuola bianche, il tavolo operatorio ed il suono insistente dei monitor; la speranza accesa e spenta, un po’ ad intermittenza, da venerdì scorso. Il giorno in cui 4 colpi di pistola hanno scritto con toni cupi e gelidi l’ ennesima storia delle «scarpe rosse».
Due città, due comunità, 200 chilometri di distanza, ma oggi unite in un dolore che non conosce né spazio né tempo. Unite nel buio di una violenza inaudita, Sarno e Marino, per la scomparsa di Annamaria. Una città, quella di Marino, dove sarà proclamato il lutto cittadino, che l’aveva un po’ adottata e dove la maestra sarnese aveva subito mostrato la sua vivacità, la sua voglia di fare, un forte legame col territorio e con la comunità, partendo proprio dai bambini ed arrivando ad un progetto, Marino in Rosa, per le amministrative del 2021.
Lottava contro la violenza sulle donne
Con la sua lotta contro la violenza sulle donne, e quelle parole alla presentazione della lista che risuonano ancora nell’ aria, più di allora, del novembre scorso. «Con noi anche gli uomini in prima linea per i diritti delle donne, per fermare la violenza e la sopraffazione». È una comunità ancora sconvolta, quella di Sarno, dove ci sono i familiari di Annamaria, gli amici d’ infanzia, gli ex colleghi, gli amici con i quali si sentiva quasi tutti i giorni al telefono. «Non chiamatelo amore malato, perché non è amore. È odio, cattiveria, violenza». Così Giuliana, una ex collega che fa fatica a parlare di un dramma di cui nessuno sospettava. E le istituzioni sono unite per cercare anche nuove strade contro la violenza di genere ed avere più centri antiviolenza, case rifugio, sostegni e aiuti per denunciare. Non da ultimo, pene certe e vite da salvare.
«Esprimo il mio profondo cordoglio e quello di tutta la Regione Lazio per la morte di Annamaria, maestra di Marino, uccisa per mano di suo marito – ha detto il presidente della Regione Nicola Zingaretti – L’ennesimo femminicidio e l’ennesima ferita alla nostra società, che deve spingerci con ancora più forza a combattere quella cultura fondata sul possesso che miete vittime e dolore. Alla famiglia e alla città di Marino la mia vicinanza e l’impegno a proseguire questa battaglia che reputo una priorità: dall’ applicazione della Convenzione di Instanbul al coinvolgimento dei giovani e dei media, passando per il potenziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio».
«Una donna di grande spessore ed impegno umano e professionale – ha detto il sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora – Ha formato generazioni insegnando il rispetto, la libertà. Siamo costernati come comunità dinanzi ad una tale violenza, ad una efferatezza che lascia sgomenti e con tante domande. Dobbiamo fare di più, tutti. Creare ancora più spazi per dare voce alle donne e luoghi di ascolto e sostegno».
«ll miracolo che aspettavamo non si è verificato – così il sindaco di Marino, Carlo Colizza – Piangiamo l’ ennesima donna vittima della follia, una vita spezzata senza alcun senso. Uniamoci nel lutto e nel coltivare il seme del rispetto della vita, del diritto di scegliere e di autodeterminarsi. Dalla tragedia deve nascere la riflessione e, poi, l’ azione culturale di diffusione affinché non scendano altre lacrime»
LA STORIA
Tra le preghiere di due comunità strette nel dolore. Annamaria ed i suoi libri, il suo impegno per la libertà nella vita sociale, la sua profonda convinzione che i bambini potessero cambiare il mondo. E lei, insegnava, tra i banchi di scuola, proprio i più alti valori: il rispetto per gli altri, l’ integrazione, il mondo senza differenze ma con ricchezze. E lottava per le donne che non avevano voce, oggi che anche il suo grido sembra essere stato silenzioso, soffocato. Sembra un destino che fa a pugni con la determinazione di una donna, e lascia un segno con interrogativi che resteranno sospesi a mezz’aria.
Annamaria e Antonio, entrambi originari di Sarno, si erano conosciuti 16 anni fa, entrambi con un matrimonio alle spalle, avevano iniziato una relazione che però i familiari della donna disapprovavano. Il matrimonio nel 2016, ed una valigia, quella di Annamaria, carica di aspettative, speranze, e di quell’ amore che l’ aveva portata a Marino, senza conoscere nessuno. Eppure in quella città aveva subito seminato vivacità, entusiasmo, progetti. E la sua «Marino in Rosa», lista per le amministrative 2021, per le donne, per i diritti e perché «con noi – diceva ci sono anche gli uomini in prima linea per i diritti delle donne, per fermare la violenza e la sopraffazione». È una sorte che tesse la rete in cui impigliare una donna forte: lei che combatteva contro la violenza, il femminicidio, è caduta sotto la mano armata del suo uomo.
«Ti voglio bene, ma te ne devi andare». Così le ripeteva Antonio, e lei, seppur innamorata, era pronta a lasciarlo seguendo la sua volontà. Ma l’ uomo sembrava ossessionato, secondo la ricostruzione degli inquirenti che hanno ascoltato alcuni amici della coppia, voleva dirle addio, ma la pedinava, la controllava. Venerdì il dramma che nessuno poteva immaginare. Antonio torna a casa, nella villetta di via Costa Caselle, impugna la pistola si avvicina alla moglie e spara una volta. Lei urla disperata, corre verso il balcone, lui la raggiunge e scarica altri tre colpi. Poi, il vicebrigadiere si porta nel salone di casa e punta la pistola al petto. Le vite delle scarpe rosse, quelle segnate da graffi e tacchi rotti. Le storie che sembrano sbocciare come primavere, spesso contro tutto e tutti, e che di quelle primavere restano i rami attorcigliati su se stessi.