Salta il consiglio comunale ed esplode il caso dell’accordo sottobanco tra alcuni consiglieri di Fratelli d’Italia e Forza Italia. Le assenze in aula hanno disegnato chiaramente i contorni del patto che da una parte tiene in vita l’amministrazione e dall’altra toglie l’appoggio al candidato sindaco Sebastiano Odierna. Si è decifrato il giallo del gioco su due tavoli tenuto in piedi proprio dai fedelissimi di Mancusi. La mancanza in aula ha dissolto ogni dubbio, allontanato ogni ombra facendo venire alla luce i nomi dei «mutanti». Livio Falciano è già con un piede dentro casa azzurra, vicino a Forza Italia, pare su diretta richiesta di Mara Carfagna. L’assessore al Puc, Valerio Musco, da sempre vicino al primo cittadino, ha garantito l’appoggio al candidato Antonio Crescenzo (Udc e Fi) probilmente attraverso la costituzione di una civica che andrà ad integrare l’alleanza. Nella lista sono pronti a comparire i nomi di Antonio Esposito di Fdi, Domenico Crescenzo (presente in aula) della Dc. Tentenna anche il braccio destro di Mancusi, Carmine Milone, che potrebbe rappresentare il caso più singolare. Divenuto vicesindaco perché subentrato a Francesco Squillante, Udc, revocato proprio in seguito all’appoggio a Crescenzo, Milone potrebbe avere nell’esecutivo la posizione più ambigua. Ieri sera si è entrati in aula per uscirne dopo pochi minuti. Il tempo dell’appello, tra gli scranni vuoti sia dalla parte dell’opposizione che della maggioranza.
Mancusi lo aveva anticipato, aveva sentore dell’assenza di massa già qualche giorno fa. E così è stato. Forse non si aspettava la penuria proprio dei suoi alleati, e ha avuto conferma che per le amministrative di maggio qualcuno ha cambiato rotta all’ultimo minuto. C’erano, però, il presidente del consiglio comunale, Ignazio Ingenito, Antonello Manuel Rega ed Enrico Sirica. «Erano presenti quattro consiglieri su otto di Fdi, chi non c’era forse non si sente o non è dei nostri». È tranquillo, Mancusi, quando parla dei suoi ultimi giorni ed è ancora più sereno quando commenta l’atteggiamento degli ormai ex amici di partito. Le parole però sono dure, scandisce quella che definisce «la negoziazione verso il voto». «A poco serve il tatticismo – sottolinea -, la gente apprezza l’onestà non questo. È vero che si sta negoziando fuori dalle aule per ottenere candidature, appoggi, c’è chi non vuole che si arrivi alla fine della naturale scadenza del mandato, temendo me e Odierna. È la fedeltà politica che alla lunga paga, qualsiasi candidatura va valutata se coerente con le posizioni iniziali. In questo ultimo periodo non tutti i candidati sono coerenti».
Rossella Liguori