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Nunziatella – Emozioni raccontate dagli ex allievi di Sarno. “Preparo alla Vita e alle Armi”

Lo spadino risplende ad ogni tocco del sole in Piazza Del Plebiscito a Napoli, mentre risuona la promessa al sacro giuramento.

Sono gli allievi della Scuola Militare Nunziatella del 230esimo corso ed il motto “Preparo alla Vita ed alle Armi” che, ieri mattina, hanno giurato davanti a migliaia di persone e dinanzi al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Hanno sfilato anche gli ex allievi, tanti di Sarno. Ci hanno raccontato la loro esperienza. E’ bastato chiedere : “Cosa ha rappresentato per te la Nunziatella?”. Per dare vita ad un fiume di emozioni e di ricordi.

Gianpaolo Salvato, anno 1982/1985, corso 195°

“Piazza Plebiscito era ancora un parcheggio. Noi giurammo allo Stadio Albricci. Quell’anno ci furono circa undicimila domande di ammissione. I posti al classico erano 36. Io fui uno dei fortunati. Affrontai visite mediche, prove fisiche, psicoattitudinali e di cultura (tutto il programma del biennio del ginnasio). Si entrava dal primo liceo di allora. Varcare quel portone è come entrare nel corridoio della storia. Si passa davanti a personaggi celebri raffigurati in foto o quadri che hanno frequentato la Nunziatella, come Vittorio Emanuele III di Savoia, Carlo Pisacane, Amedeo di Savoia. A me sembrava guardassero dicendo: “Ma questo che ci fa qua?”. Per la verità me lo chiesi pure io, ma non per paura, per un senso di colpa, quasi un vilipendio, davanti a tanta storia, tanta grandezza. Potrei raccontare ogni passo, ogni momento e avrebbe ora l’intensità di allora. Ricordo il calpestio cadenzato delle scarpe, sempre lucide, che si udiva da lontano e faceva capire di non essere mai soli. È stata una straordinaria esperienza di vita fatta di studi severi e di dura disciplina. Si stringono amicizie uniche, che poi si portano per tutta la vita. Io mi sono tanto arricchito umanamente. È un posto dove ti fanno capire che devi togliere del tuo vocabolario la parola “impossibile”. Ricordo non consentissero si fosse inclini a chinare il capo. Anche se si salutava un superiore gerarchico ci insegnavano a guardarlo dritto negli occhi. Odiavamo il privilegio. Il motto della scuola è “Preparo alla vita e alle armi”. Nonostante sia una scuola militare, molti hanno scelto la vita civile con ugual successo. Molti sono i ricordi e occorrerebbero giorni per raccontarli. Un ricordo simpatico è legato allo storico sarto Eduardo Caiazza, anche lui orgogliosamente sarnese, dal quale mi rifugiavo in sartoria, durante le interrogazioni più pericolose. Tanto che molti professori mi chiedevavo se fossi un cadetto o un modello. Tra tante cose, ho portato con me il valore di una scritta che impera: “Più caro della vita abbi l’onore”. Ecco, noi della Nunziatella siamo fatti così”

 

Maurizio Mannara, 1995/1998, corso 208°

“In principio è stato essenzialmente il desiderio di evadere dal paesino in cui mi sentivo confinato, poi è stato il desiderio di diventare un pilota dell’aeronautica, dopo ha rappresentato il percorso più emozionante che un adolescente possa fare prima di diventare un uomo. Credo sia normale per chiunque ripensare con un pizzico di nostalgia agli ultimi tre anni del Liceo, eppure la Nunziatella aggiunge una nota romantica in più… una grossa nota. Ricordo ancora la prima volta che ho letto il motto della Scuola “Preparo alla Vita e alle Armi”, il giorno del Giuramento in Piazza del Plebiscito, i quadri sul grande corridoio che conduce all’Aula Magna: Guglielmo Pepe, Francesco De Sanctis, Amedeo di Savoia Duca d’Aosta. Sentivo di essere stato catapultato in una dimensione nuova, di “essere entrato nella Storia” e non più solo di studiarla dai libri. Io, che tanto amavo fare sport, ho avuto la possibilità di sperimentare discipline altrimenti impossibili da praticare nel contesto in cui vivevo: l’equitazione, la scherma, la pallamano, l’atletica. E poi le attività fisiche allo Stadio Albricci, le corse su via Caracciolo, le interminabili marce fino alle sorgenti del Piave, le settimane di sci sulle Dolomiti, la visita allo stabilimento della Ferrari. Sport, addestramento militare, studio: la consapevolezza di essere entrato in un ambiente profondamente diverso da quello da cui provenivo. Avevo lasciato il liceo in cui era diventata abitudine fare qualche mese di “Autogestione” o di “Occupazione” negli anni dal 1992 al 1995 e dovevo velocemente cambiare marcia; i professori sembravano essere più esigenti, i compagni di classe apparivano degli scienziati, nello sport mi sembrava sempre di gareggiare contro Carl Lewis. C’era una graduatoria, un punteggio per le attività che facevamo, una gerarchia da rispettare, sempre.

distanza di venti anni da quando mi sono diplomato (era il 1998), sento che è stata una grande palestra di vita. Ho imparato ed apprezzato in quella Scuola il significato della competizione, ho capito subito che per stare al passo con i più bravi bisognava correre, senza risparmiarsi. Ho imparato che si può soffrire, le aspettative possono essere deluse, si può perfino sopportare il peso dell’ingiustizia, ma con l’impegno, alla distanza, ognuno riesce ad esprimersi per quello che vale. Vivendo tre anni insieme, giorno e notte, con alcuni compagni di viaggio si è cementato un legame indissolubile. E un sottile filo unisce sicuramente tutti coloro che sono passati per quella scuola. Non è un caso che tra gli ex-allievi sia consuetudine riferirsi alla scuola come a “Mamma Nunziatella”, quasi a stigmatizzare il fatto che oramai, siamo diventati tutti “fratelli”. E’ la prima volta che rispondo a questa domanda e mi gira per la mente il secondo motto della Scuola che, in un modo o nell’altro, ti resta impresso nell’anima: “Più caro della vita abbi l’onore”.

 

 

 

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