“Vogliamo i documenti e l’asilo politico”. Immigrati sbarrano l’hotel che li ospita e tengono per quattro ore bloccato all’interno un dipendente. Ore di tensione e paura all’hotel Fluminia di Sarno, ieri mattina, quando i 68 immigrati di origine africana, ospitati da più di un anno dalla struttura, hanno iniziato la protesta davanti ai cancelli. Intorno alle 9 i giovani hanno bloccato l’accesso chiudendo il cancello principale con sbarre di ferro, sedie e tavoli, ed è iniziato il presidio per chiedere di essere ascoltati dalla commissione interregionale per avere riconosciuto lo status di rifugiati politici. All’interno della struttura è stato bloccato anche un dipendente che gli immigrati hanno tenuto in ostaggio minacciando di non lasciarlo uscire se prima non avessero ottenuto un incontro in Prefettura. “Se lo tenete ancora chiuso è sequestro di persona, lo sapete?”. Hanno tentato di placare gli animi e liberare l’uomo tenuto dentro i poliziotti del Commissariato di Polizia di Stato di Sarno, i carabinieri, i volontari. “Se lo lasciamo uscire, nessuno ci ascolta”. Poche parole pronunciate in inglese per una protesta portata all’estremo per ottenere un colloquio col Prefetto. Al civico 149 di via Sarno Palma anche la Digos di Salerno, l’assessore alle politiche sociali del Comune di Sarno, Vincenzo Salerno, il consigliere Cleopatra Chibomba, i volontari della cooperativa che gestisce l’accoglienza dei migranti che hanno tentato la strada della mediazione. “Come Comune ci siamo adoperati per diverse iniziative – ha spiegato l’assessore Salerno – dispiace vedere animi esasperati c’è proprio la difficoltà ad interloquire in una situazione del genere. Stiamo facendo il possibile”. Ore estenuanti di trattative, momenti di tensione quando i giovani hanno iniziato a litigare tra di loro. I cancelli sono stati riaperti solo alle 13:30 quando i migranti hanno ottenuto la promessa di un incontro col Prefetto che si terrà questa mattina. Tre ragazzi di diverse nazionalità che sono ospiti del Fluminia saranno a Salerno per discutere dei documenti che richiedono. Il problema è la valutazione della posizione di ciascuna persona. L’obiettivo è ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato politico, per trovare asilo e protezione sul territorio italiano ed avere la possibilità di recarsi all’estero. L’ identificazione di rifugiati può consentire ai migranti di raggiungere i paesi del nord Europa. La rimostranza è nata dai tempi dell’iter burocratico. La commissione interregionale esamina migliaia di richieste, una analisi che richiede diversi mesi di lavoro. La protesta di ieri non è l’unica, già in passato si sono verificati episodi simili. A spiegarlo è stato proprio un dipendente. “Con noi hanno un buon rapporto, però a volte protestano per i documenti che non arrivano. Molti vogliono andare via, spostarsi all’estero, in realtà ci sono ragazzi che sono stati già riconosciuti come rifugiati politici, ma sono rimasti qui. Alcuni sono ospiti da più di un anno, altri sono arrivati da poco. A volte c’è un ricambio. La maggior parte proviene dagli sbarchi della Sicilia, da Pozzallo”.