– Nei miei giri, mi piace raccogliere testimonianze. Questa mi ha colpito. L’ho raccolta. Dedicatele un minuto –
di Gaetano Ferrentino
Un sarnese via dal Venezuela per la serenità
Mimmo racconta, ma le parole non riescono, nella sua dolcezza italo-spagnola a tradurre commozione e anche rabbia. Il Venezuela è uno dei paesi più ricchi del mondo. Ha risorse naturali che lo rendono esportatore importante di gas, petrolio e diamanti. In passato, è stata meta di molti italiani e, tra questi, qualche sarnese a caccia di una vita diversa da quella che la città poteva offrire. Domenico Cascella, così, è nato a Valencia, in Venezuela. Ha 55 anni e una figlia piccola che, ora, frequenta la scuola elementare di Foce. Il padre era sarto, ma gli piaceva anche vendere tappeti, opere d’arte e diamanti. Spesso, si spostava a Maracaibo per i suoi affari. “Lì strinse la mano a Rockefeller, l’uomo più ricco del mondo”, dice Domenico. “Il miliardario aveva degli allevamenti in Venezuela e mio padre era il sarto del suo braccio destro. Una volta, per puro caso, gli venne presentato e lui ne è sempre stato orgoglioso. Mio padre era l’uomo più elegante di Valencia, sempre in cravatta. Faceva moda”. Domenico, a Valencia, aveva una officina meccanica di prim’ordine. Lui ha studiato per essere meccanico e stava bene. Però, è scappato. “In Venezuela, sono tutte auto a benzina. Con dieci centesimi fai due volte il pieno. Così, vedi circolare auto di grossa cilindrata come se niente fosse”. Cascella continua: “La benzina costa poco, ma il cibo è razionato. Un pollo costa l’equivalente di quattro euro e uno stipendio medio è di 6 euro. Il Governo tiene la gente alla fame. Mancano le medicine. Pensa che un mio amico è morto perché non si trovava l’insulina”. Ma come è possibile che un Paese così ricco di risorse si trovi ad essere, poi, così povero? “Cuba controlla il petrolio venezuelano. Loro lo comprano a bassissimo prezzo e lo rivendono, poi, con il loro guadagna. A Cuba, lo Stato distribuisce gli alimenti per tutti. In Venezuela no. Per avere mille euro ho dovuto pagare, al cambio, 250 milioni di bolivar. L’inflazione è diventata assurda”. Ma quello che preoccupa ancor di più è il clima di violenza. “La gente è stanca di Maduro, è un dittatore che ha fatto una legge con la quale ha sostituito l’assemblea eletta dal popolo con suoi uomini. In Venezuela, muoiono bambini per fame. E’ una contraddizione. A breve, ci saranno nuove elezioni non ufficiali che Maduro ha voluto per sondare il terreno in vista delle elezioni vere di dicembre. Stanno convincendo la gente a non votare promettendogli cosce di maiale che non arriveranno mai perché dal Portogallo, se non ricevono pagamenti, non manderanno nulla. Non so cosa faranno gli americani”. Cascella stava bene, ma mancava la libertà. “Sono scappato praticamente. Sono venuto a Sarno per il bene di mia figlia. Nel paese regna la violenza. Io stesso, ero in giro per provare un’auto di un cliente, e sono riuscito a scappare da rapinatori che mi hanno puntato la pistola addosso. Non si può vivere con la paura costante. Alle 4 del pomeriggio scatta il coprifuoco. Non è libertà e mia figlia non può crescere lì. Prima in Venezuela si stava veramente bene. Era una terra promessa”. Cascella è elegante, colto e si vede che ha studiato. “Mia figlia, che frequenta le elementari, mi sta insegnando la grammatica. Io sono di origini sarnesi, ma sono nato e vissuto per anni in Venezuela e conosco lo spagnolo. Oggi, con grande rimpianto per quella terra ricca, ma non governata per il popolo, sono qua a Sarno per ripartire da zero”. Cascella non ha portato nulla con sé. “L’officina l’ho lasciata ad un ragazzo che lavorava con me con il quale, ogni tanto, mi sento. Lui lavora bene”. Domenico, a Sarno, si arrangia facendo il meccanico a richiesta, ma la paga non è quella dell’imprenditore. “Qui si ragiona in maniera diversa e per me che parto da zero è complesso. Ora cerco un lavoro e una casa dignitosa per me, mia figlia e la mia compagna. Fin qui, sono stato ospite di parenti, ma è ora che cominci a camminare da solo, ripartendo. Non so se tornerò in Venezuela, ma intanto ho il dovere di crescere mia figlia nella serenità e lontano dalla violenza”. In bocca al lupo, Mimmo!