“Oltre la tragedia, la beffa. Che questa maggioranza si dimetta come atto di coraggio e dignità”. E’ il duro attacco delle forze di opposizione sulla vicenda che riguarda l’emendamento per il risarcimento dei familiari delle vittime della frana del 5 maggio 1998. Un documento redatto dal Pd sarnese, insieme ai deputati democratici, approvato nella legge di Stabilità 2016, che di fatto non risarcisce, ma stabilisce indennizzi non per tutti. Un testo che ha lasciato senza parole i familiari dei morti, facendo sollevare gli avvocati delle parti civili. Figli cui non viene risarcita la perdita del genitore, persone che non vedono riconosciuta la morte di fratelli e sorelle. Sono dure le accuse della minoranza che ha preparato un manifesto chiedendo le dimissioni del sindaco, Giuseppe Canfora, e del suo gruppo governativo. “Una triste pagina nella storia della città di Sarno e dello stato di diritto italiano è stata scritta in questi giorni dal sindaco, dalla sua amministrazione e dal Governo Renzi. – si legge nella nota firmata da Antonio Crescenzo e Francesco Squillante dell’Udc, Giovanni Montoro di Rete Libera, Giuseppe Agovino di Forza Italia, Sebastiano Odierna e Ignazio Ingenito di Indipendenti per Sarno, Toti Orza di Sarno Città da Vivere, Pasquale Falciano di Sarno Rinasce Libera – Canfora ha proposto, sostenuto, ottenuto ed annunciato l’approvazione di un emendamento in forza del quale si estinguono per legge i contenziosi in essere e vengono cancellati gli effetti della sentenza definitiva. Non sono bastati i lutti, le sofferenze e tanti anni di calvario giudiziario che i parenti delle vittime hanno dovuto subire, adesso la politica ha deciso di metterci le mani condonando tutto. Quale amministrazione mortifica i propri cittadini, non riconosce il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione Italiana, viola i diritti della famiglia negando legittimi risarcimenti ai figli per la morte dei genitori, ai fratelli ed ai nonni per la perdita dei nipoti? La capacità amministrativa andava dimostrata reperendo le giuste risorse presso altri soggetti giuridici condannati e ricercando soluzioni che tutelassero prima di tutto i cittadini, non stracciando le sentenze. Questa amministrazione deve rimediare al danno provocato e poi, immediatamente, dimettersi come ultimo atto di dignità”.