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Rapine con armi da guerra: i 9 rapinatori dell’Agro

Una rapina fallita, due consumate, insieme all’accusa di ricettazione per veicoli rubati e il possesso di armi da fuoco. Sono nove le persone finite a giudizio per volere della Dda di Salerno, per una serie di rapine commesse tra il 2007 e il 2011.

Tra queste, quella all’uscita della galleria «Seminario» di Salerno, con un commando composto da 8-9 persone, che riuscì a portare via la somma di 700mila euro. Secondo le accuse, grazie a un lavoro specifico fatto dai Ros, il gruppo riuscì a bloccare il transito di un furgone blindato della Ipervigile di Nocera Inferiore, sparando un «impressionante volume di colpi di grosso calibro» con armi automatiche. Alle 6,30 del mattino di quel giorno, il commando, vestito da personale dell’Anas, dopo aver bloccato la circolazione stradale con un’auto messa di traverso e sfere metalliche con punte acuminate, fermò il furgone grazie ad una serie di colpi esplosi da un fucile d’assalto AK47. Il gruppo arraffò i soldi e fuggì a bordo di tre autovetture.

Per quel colpo sono finiti a processo Gerardo CalabreseAntonio Cascone ed Enrico Laierno. Il gup ha mandato a giudizio anche Maurizio Annunziata Gaetano Ceglia, invece, per una rapina fallita a Castel San Giorgio il 3 dicembre del 2007.

I due, insieme ad altri, tentarono di rapinare un furgone della Ipervigile, minacciando una guardia giurata con un fucile a canne mozze, prima che questi entrasse nell’ufficio postale per consegnare dei plichi di denaro. Il colpo fallì grazie all’intervento di una seconda guardia giurata. In quell’occasione scoppiò anche un conflitto a fuoco, che costrinse poi alla fuga i rapinatori. Per una seconda rapina invece, a giudizio finisce Alfonso Manzo, che insieme a Cascone e Calabrese, sono accusati di quanto avvenne il 23 maggio 2011 nell’area di sosta del «Maximall» a Pontecagnano. Nei pressi della banca Unicredit, il gruppo riuscì a rapinare la Ipervigile di 90mila euro. 

Per un’ulteriore accusa di ricettazione, è imputato anche Mario De Maio, che insieme a Cascone e Ceglia risponde dell’uso di sette veicoli ritenuti oggetto di furto, al cui interno furono trovati maschere, guanti ed estintori. Giuseppe Dolce, invece, risponde del possesso di un certificato assicurativo «falsamente emesso» per un’auto ritenuta rubata. Una parte delle persone finite a processo è stata già giudicata per l’accusa relativa al solo possesso di armi. Ancora, Laierno e Giuseppe Passante, rispondono del possesso illegale di due pistole calibro 7,65, un giubbino antiproiettile ed un fucile mitragliatore, che sarebbero stati ceduti a Vincenzo Greco, a capo dell’omonimo clan a Sant’Egidio del Monte Albino. Gli imputati, residenti tra Nocera Inferiore, Pagani e Scafati, cominceranno il processo il prossimo 15 settembre. 

de Il Mattino 

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