L’isola ecologica affonda in un mare di discariche abusive. Completati i lotti uno e due, con l’ordinanza del sindaco per concentrare particolari tipologie di rifiuti non organici nell’impianto era arrivata la speranza di vedere operativa la stazione ambientale di via Ingegno. La zona, però, è divenuta emblema di un vero paradosso. Interamente circondata da rifiuti di ogni genere, dagli ingombranti al materiale di risulta di cantieri edili, passando per pneumatici e vetri frantumati. Gli scarichi avvengono ad ogni ora del giorno e della notte ed il materiale depositato giace fino a quando non viene dato alle fiamme. Decine di pneumatici disseminati in ogni angolo, grandi elettrodomestici lambiscono e circondano il cancello dell’isola ecologica e tutti i lotti industriali intorno. La stazione ecologica sorge al centro dell’area industriale, un progetto che risale a 10 anni fa. Con ordinanza del 19 luglio del 2005, il commissariato di governo per l’emergenza rifiuti fece propria la richiesta di finanziamento avanzata dall’amministrazione sarnese per implementare e rendere operativo il sistema di raccolta differenziata dei rifiuti “porta a porta”, già affidato all’impresa Sarim srl. Fu stanziato, allora, un primo contributo di 150mila euro che doveva servire, tra l’altro, proprio per la realizzazione dell’ecopiazzola. Con gli anni ha perso la vocazione iniziale che prevedeva il conferimento della frazione umica, cosa che avrebbe dovuto consentire l’abbassamento dei costi di smaltimento rifiuti.
Alcune imperfezioni di base non hanno consentito la raccolta della frazione organica, che poi rappresenta il 30% del costo complessivo del servizio. Non sono stati predisposti i canali per la raccolta del percolato, ma solo dei pozzetti di selezione delle acque piovane. Manca l’impermeabilizzazione della copertura della vasca a proteggere da infiltrazioni nel suolo di liquidi provenienti dalla decomposizione dei rifiuti.