La 40enne ucraina Liudmyla Patyk è stata molestata sessualmente dal figlio del suo coinquilino in via Gonzaga a Salerno.
SALERNO. Liudmyla Patyk cerca ancora protezione dietro quella mascherina utilizzata per combattere i batteri e proteggere la nuova vita iniziata con il trapianto cui si è sottoposta ad agosto a Padova. Pensava di averle viste tutte lei, 40enne ucraina con un carattere forte e un passato da estetista, che però sabato scorso ha vissuto un incubo durato minuti interminabili. La speranza di un’esistenza migliore, dopo anni di dialisi, era a portata di mano, in una stanza ammobiliata di via Generale Gonzaga, all’ombra del Ponte dei Diavoli, nel centro di Salerno.
Tutto però stava per crollare quando il 40enne coinquilino che le aveva affittato quella camera ha provato ad abusare di lei. Una violenza che però Liudmyla, grazie all’aiuto delle onlus “Anerc” e “Per Aspera ad Astra” dei dottori Rosaria Napoli e Giovanni Lombardi, è riuscita a respingere con tutte le sue forze. Ora, dopo una notte passata a dormire all’esterno della stazione di Salerno, la 40enne nata a Vinnycja, 260 chilometri da Kiev, è ripartita grazie a una macchina della solidarietà che vuole condurla verso un futuro migliore. Per questo ha deciso di denunciare il suo aguzzino alla questura e di raccontare pubblicamente ciò che le è capitato.
Signora Patyk, partiamo dall’inizio. Quando è arrivata in Italia e perché?
Sono venuta qui 5 anni fa per curarmi, visto che avevo problemi di diabete. In Ucraina non ci sono centri specializzati. A Salerno sono entrata in dialisi, sperando in un trapianto di reni e pancreas.
Cosa faceva nella vita?
Ho studiato per diventare estetista, ma la malattia mi ha costretto a mettere da parte tutto. Dopo un’odissea durata anni ho ricevuto finalmente il trapianto di reni e pancreas a Padova. Devo dire grazie alle associazioni “Anerc” e “Per Aspera ad Astra” che hanno reso tutto possibile lo scorso mese di agosto.
Perché?
Vivo con una pensione sociale di 280 euro al mese e loro hanno provveduto a tutto. Mi hanno dato l’opportunità di rinascere.
E poi un mese fa è ritornata a Salerno.
Sì. Ho cercato subito una nuova casa. Da quando sono qui ne ho cambiate 16, perché i problemi con i coinquilini per noi stranieri sono sempre all’ordine del giorno. Ti minacciano, dicendo di farti ritornare al tuo Paese anche solo se cerchi di chiedere il rispetto delle regole.
Sabato però è successo quello che forse non avrebbe mai immaginato.
Ho preso in subaffitto una camera da una famiglia originaria della Lituania in un appartamento di via Generale Gonzaga. Prima di mettere a posto le mie cose ho anche pagato l’affitto.
E cosa è accaduto?
Il figlio della coppia che abitava lì, avrà 40 anni circa, ha prima cercato di entrare più volte in stanza con modi gentili. Poi alle 23, dopo 5 ore dal mio ingresso in casa, ha scatenato l’inferno. Ha aperto la porta della mia camera, si è abbassato i pantaloni e ha tentato di abusare sessualmente di me. Non riuscendoci ha iniziato a colpirmi proprio tra il rene e il pancreas appena trapiantati. Ho rischiato di morire.
E cosa ha fatto?
Ho gridato con tutta la voce che avevo in gola. Ho attirato l’attenzione del padre del mio violentatore che, nel tentativo di fermare il figlio, è stato anche picchiato. Così sono scappata.
Un sabato sera che non dimenticherà mai.
Ho dormito in piazza Vittorio Veneto, all’esterno della stazione, stringendo tra le mie mani le medicine per non morire.
Domenica mattina, con la dottoressa Napoli, ha denunciato tutto alla polizia e si è fatta curare dai medici del Ruggi.
Sì, voglio che abbia una condanna giusta per quello che ha fatto.
Lei ha avuto il coraggio di ribellarsi. Cosa si sente di dire a chi subisce violenze?
Bisogna denunciare, perché non si può soffrire per cose che non dipendono da noi.
Domenico Gramazio