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“Dovevate morire tutti”. Canfora: “A queste persone vanno tolti i diritti civili”

Giuseppe CanforaNel giorno della memoria, della commemorazione dei 137 morti, del lungo e commosso corteo dal Duomo fino al monumento dedicato alle vittime della frana, sono durissime le parole del sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora, contro i messaggi denigratori apparsi sul web qualche giorno fa. “A queste persone, in una democrazia seria, andrebbero tolti i diritti civili”. Tuona il primo cittadino e presidente della Provincia di Salerno contro i commenti sconcertanti e feroci rivolti alle vittime ed ai sopravvissuti della frana del 5 maggio 1998. Insulti e scherni rimbalzati su un social network a pochi giorni dal 17esimo anniversario della tragedia che fece contare 137 morti nella sola città di Sarno. Prima, “L’alluvione doveva farvi fuori tutti”. Poi, “Nessun rispetto. Se l’alluvione li avesse spazzati via, io gli avrei dato l’ultima spinta”. Sono i messaggi di utenti di Salerno e di Nocera Inferiore, scatenati dopo la notizia di presunti maltrattamenti ai cani ospitati nel canile cittadino. E le sfumature riportano alla mente ciò che accadde qualche giorno dopo la tragedia di 17 anni fa quando all’ufficio postale di Sarno giunsero due cartoline spedite da Bologna e da Vallecrosia, vicino Bordighera. Nero su bianco frasi razziste e scioccanti. “Duecento sono pochi. Dovevate morire tutti”. Ed un’altra indirizzata a “i cittadini di Sarno, Terronia” e nel testo: “200 camorristi schiacciati. Crepate bastardi. Viva la melma”. Canfora ha condannato fortemente le frasi ingiuriose e le persone che le hanno espresse pubblicamente. “Sono sciagurati senza amore, una vergogna per il nostro territorio. Sarebbe opportuno che a queste persone venissero tolti anche i diritti civili. Se non si ha la sensibilità umana e di specie nei confronti dei propri simili che sono scomparsi tragicamente, allora la brutalità non ha limiti. Non sono né uomini civili, né cristiani e né tantomeno animali che hanno una intelligenza di gruppo, sono solidali tra loro. Invoco rispetto per la nostra terra”. Ieri un lungo corteo ha attraversato l’intera frazione di Episcopio, zona sventrata dagli eventi alluvionali, con il più alto numero di vittime. Una marcia silenziosa e commossa fino al monumento a viale Margherita. Nella mattinata stessa tappa per gli ospiti del centro Lars che hanno deposto fiori ai piedi di “Naturae Furor” dove sono incisi i nomi di tutte le persone inghiottite dal fango della montagna. Nel pomeriggio si è tenuto il convegno “La difesa dal rischio idrogeologico a Sarno. Quel che resta da fare” con Domenico Guida, ex coordinatore del presidio territoriale di Sarno, Pasquale Marrazzo, direttore generale di Arcadis, Paola Pagliara del dipartimento nazionale di protezione civile, Stefano Luigi Sorvino, segretario generale dell’autorità di bacino regionale Campania, Pasquale Versace, ex vice commissario emergenza idrogeologica dei paesi alluvionati. Un momento per mettere in fila le criticità dei territori a rischio in Campania. “C’è sempre un po’ di scarico di responsabilità. – ha spiegato Versace – tra protezione civile, regione, comune. In una situazione di emergenza i cittadini non sanno cosa fare, se scappare, se restare in casa. Ecco, qui manca un piano di autotutela ed una dotazione locale. Questo perché i soldi sono pochi, quelli he ci sono vengono spesi male, per cose inutili, ed a volte buttati dalla finestra”.  

Rossella Liguori

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