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Da Sarno a Napoli, broker e prestanome per raggirare il mercato e la concorrenza

L’ indagine è partita da Sarno. Dalle verifiche fiscali a carico di due società, la Carpas srl e la Strinoil srl. Le due aziende, entrambe con sede in via Roma, avevano acquistato dalla Respoil Italia, in pochissimi mesi – da settembre 2012 a giugno 2013 – ingenti quantitativi di carburante senza Iva attraverso la presentazione di dichiarazioni d’ intento. In particolare la società venditrice ha dichiarato ai finanzieri di aver avuto rapporti con Alberto Masullo, ex dipendente di una società petrolifera e ritenuto il miglior «broker» del sud Italia oltre che della Campania. Da una verifica eseguita sulle banche dati del sistema informativo centrale dell’ anagrafe tributaria, i militari hanno accertato che le due società non erano esportatori abituali, non avendo mai fatto cessioni all’ esportazione, quindi non avevamo i requisiti per poter acquistare beni e servizi attraverso le dichiarazioni d’ intenti. Inoltre non avevamo mai presentato le dichiarazioni ai fini dell’ Iva, delle imposte dirette e dell’ Irap. Ma non solo.

Oltre che dalla Respoil, le due srl «fantasma» per il fisco, avevano acquistato nello stesso periodo carburante anche presso altre multinazionali per un valore di 13-14 milioni di euro ciascuna. Inoltre la Carpas, che originariamente aveva sede a Sarno si era poi trasferita a Napoli cambiando anche amministratore unico. Inoltre presso le due sedi indicate, quella di Sarno e quella di Napoli, la società era di fatto inesistente. La Strinoil, che continuava ad avere sede a Sarno, non possedeva invece alcuna documentazione contabile, non aveva fatturato sociale. Entrambi gli amministratori delle due società, inoltre, non riconoscevano la propria firma ed erano all’ oscuro di tutto. Insomma, erano dei soggetti «interposti»- li ha definiti il gip – di società ritenute cartiere. Di lì la ricostruzione di tutti i diversi passaggi societari e l’ individuazione di tutte e quattordici le missing trader che acquistavano carburante senza addebito d’ Iva per poi rivenderle alle pompe bianche senza debito d’ imposta. In particolare i finanzieri hanno accertato che il 60% dei prodotti acquistati veniva immesso regolarmente sul mercato; il 18% venduto a nero e il 22% in maniera non rintracciabile. I RUOLI I due Murolo, secondo quanto accertato dai militari delle fiamme gialle, oltre a commercializzare i prodotti petroliferi, individuavano anche ulteirori venditori, tra i migliori su piazza. Savino, invece, si occupava dell’ «illecito dirottamento dei prodotti petroliferi». Borriello, «gigin o goemetr», ha gestito alcune delle imprese interposte. Masullo, invece, il «broker» per eccellenza, aveva un ruolo di primissimo piano assieme ai figli e ad alcuni stretto collaboratori (ora indagati) acquistando per conto delle cartiere i prodotti dalle compagnie.Da Sarno a Napoli, broker e prestanome per raggirare il mercato e la concorrenza. Fonte: Il Mattino

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