Edoardo Cosenza, ex assessore alla Protezione Civile della Regione Campania con Stefano Caldoro, ed ordinario di tecnica delle costruzioni all’università Federico II di Napoli, è uno degli esperti più titolati in materia e al Corriere del Mezzogiorno Campania ha rilasciato una lunga intervista spiegando come verificare se la propria abitazione sia in grado di resistere ad un sisma.
Di seguito alcuni stralci dell’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno:
Professore, la domanda che tutti si pongono in queste ore: come si può capire se la propria casa è in grado di resistere a un sisma?
«Ci sono verifiche specifiche che possono essere chieste agli ingegneri strutturisti o anche a un architetto. Si parte con l’esame dei progetti originali del fabbricato perché spesso vi si trovano indica- zioni precise sulle prove di resistenza effettuate. Ovviamente poi si eseguono dei test specifici che riguardano la misurazione dei pilastri e delle travi, quanti pilastri ci sono, quali sono le dimensioni e in quale disposizione sono stati realizzati, perché anche questo è importante ai fini della resistenza ai terremoti».
Si effettuano anche le cosiddette prove di carico sui solai?
«No, quelle servono per altri casi. Invece, se occorre, può essere richiesto anche l’intervento di un ingegnere geotecnico per le fondamenta e di un geologo per l’analisi del terreno su cui sorge il fabbricato».
Insomma, non sembrano controlli di poco conto.
«Ma nella maggior parte dei casi è sufficiente la verifica effettuata da un ingegnere strutturista che poi provvederà a fare un calcolo matematico sulla base dei rilievi e si potrà conoscere precisamente la capacità di resistenza ai sisma del proprio edificio».
Ma un edificio in cemento armato, ritenuto poco sicuro, si può adeguare e «irrobustire»?
«Senz’altro, oggi la tecnologia ci offre una estrema quantità di soluzioni e di materiali. Non è detto nemmeno che siano costosissimi, questo però dipende dalle singole situazioni».
Ci faccia qualche esempio.
«Ci sono interventi mirati, si possono inserire pareti di cemento armato; si può intervenire su travi e pilastri, si può arrivare ad aggiungerne altri, ma persino a segarli e a inserire alla base dei sistemi antisismici».
Segare i pilastri alla base? Ci faccia capire meglio.
«È una tecnica per le nuove opere pubbliche. Ad esempio l’Ospedale del Mare. Sotto i pilastri vengono inseriti degli isolatori in gomma che servono ad attenuare la massimo gli effetti delle sollecitazioni sismiche. A Napoli un lavoro di questo genere è stato fatto al Centro polifunzionale di Soccavo e a L’Aquila sotto centinaia di abitazioni. Possiamo anche contare su una serie di materiali interessanti per resistenza e leggerezza come la fibra di carbonio.
Intervista Corriere del Mezzogiorno Campania