La vigilia del match tra Paganese e Salernitana rievoca tante, troppe cose. Non solo la rivalità tra le due tifoserie, ma anche e soprattutto quello che fu deciso per un altro derby, nel 2013, tra Salernitana e Nocerina, in materia di ordine pubblico. Forse ci avrà pensato anche il sindaco di Pagani, Salvatore Bottone, nel momento in ha espresso «grande preoccupazione» per quei 480 posti riservati ai tesserati della tifoseria granata per il derby di mercoledì, contro la Paganese. Eppure, nonostante l’invito rivolto a Questura e Prefettura di vietare la trasferta ai tifosi ospiti, il portavoce del questore Anzalone ha dichiarato che i supporter granata «Ci saranno. Con limitazioni, ma ci saranno». Tutto questo non ha tranquillizzato il primo cittadino che ha, invece, sottolineato la necessità di dover utilizzare l’intero corpo di polizia municipale per la giornata del derby. «Sono preoccupato – ha detto – per un incontro di calcio definito ad alto rischio dallo stesso Comitato per l’ordine e la sicurezza. L’arrivo di 500 tifosi può portare a qualcosa di diverso». Quel «qualcosa di diverso», per il sindaco, poteva essere impedito solo con la chiusura del settore ospiti, «onde evitare problemi o disagi sull’ordine pubblico».
A riguardo, la dottoressa Acconcia (in qualità di portavoce del Questore) ha spiegato che il «divieto di trasferta è davvero residuale, da noi mai adottato, neppure all’andata, perché tutti i derby fin qui si sono svolti all’insegna della correttezza sugli spalti, nel rispetto delle regole».
E la memoria, come spesso capita, ha fatto un passo indietro. Al 2013. Precisamente al 13 novembre 2013, giorno nel quale si sarebbe dovuto disputare allo stadio Arechi il derby tra Salernitana e Nocerina. La trasferta, inizialmente concessa, fu poi vietata a tutti i tifosi rossoneri. Anche ai tesserati. Per quale motivo? Lo spiegò la Digos, attraverso un’informativa che la Procura richiamò in quell’ordinanza con la quale fu richiesta la misura agli arresti domiciliari per 23 tifosi della Nocerina. Protagonisti – loro malgrado – di quanto avvenne quel giorno all’esterno del Park Hotel di San Severino.
«E’ noto – si leggeva – che l’incontro calcistico presentava notevoli criticità sotto il profilo dell’ordine pubblico, attesa la mai sopita rivalità tra le due tifoserie avversarie che, come emerso da preventiva attività informativa a cura della Digos, erano pronte a fronteggiarsi creando disordine e turbative. Gli elementi raccolti, inducevano ad avvalorare l’ipotesi che tale partita, attesa da oltre 25 anni, laddove disputata alla presenza di entrambi i gruppi di tifosi, avrebbe potuto sfociare in atti di violenza ed intemperanze, coinvolgendo anche terze persone estranee agli ambienti ultras e interessate unicamente a trascorrere una serena giornata allo stadio»
Qualche settimana fa, durante il match casalingo con il Savoia, un gruppo di tifosi azzurrostellati ha esposto uno striscione diretto ai tifosi della Salernitana, dai toni, tutt’altro che pacifici: «01/04 Jamm a verè. Non voglio il tesserato, ma voglio te. Pagani non dimentica!». Ebbene, non è questo un messaggio che potrebbe indurre «ad avvalorare l’ipotesi che questo derby, se disputato con entrambi i gruppi di tifosi, possa sfociare in un atto di violenza»? E riprendiamo le stesse parole e motivazioni che la Questura, due anni fa, utilizzò per giustificare il divieto di trasferta ai tifosi della Nocerina. E’ pur vero che chi è tesserato, avrebbe diritto ad ogni trasferta. Lo dice la legge. Oggi, alla vigilia di questo derby, a surriscaldare il clima c’è il messaggio contenuto in quello striscione. Un messaggio esposto in pubblico, dai toni minacciosi, che non sembra essere così differente rispetto a quanto sarebbe stato raccolto due anni fa nei riguardi dei tifosi della Nocerina. Le preoccupazioni del sindaco Bottone per molti sono più che «giustificate». Altri invece, soprattutto a Nocera, parlano di «due pesi e due misure».
Nicola Sorrentino