Il 23 novembre 1980, alle ore 19.34, la terra tremò per un minuto e venti interminabili secondi. Interi paesi rasi al suolo, 3mila morti, 300mila sfollati.
Erano le 19.34 di domenica 23 novembre 1980 quando una scossa di 90 secondi del 10° grado della scala Mercalli colpì la Campania, con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, interessando un’area di 17mila chilometri quadrati.
I numeri del disastro furono terribili: 280mila sfollati, 8.848 feriti e, secondo le stime, 2.914 morti. Secondo l’Ufficio del Commissario Straordinario, dei 679 comuni appartenenti alle otto aree interessate dal terremoto (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), ben 506 (il 74%) furono danneggiati.
Interi paesi – come Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Conza della Campania, Castelnuovo di Conza, Santomenna, Laviano, Muro Lucano – furono quasi rasi al suolo, altri gravemente danneggiati e isolati per giorni. Il ricordo dei soccorsi, tardivi e insufficienti nonostante lo sforzo messo in campo dai volontari, è tutt’altro che sbiadito.
Lo storico discorso di Sandro Pertini
Sui luoghi della tragedia arrivò l’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che vide coi propri occhi i lutti e le rovine, denunciando con voce alta e ferma i ritardi nei soccorsi.
“Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci – disse due giorni dopo Sandro Pertini, allora presidente della Repubblica. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi”.